L’influenza dei campi elettromagnetici sul nostro organismo

10/11/2021

L’influenza dei campi elettromagnetici sul nostro organismo


Nel maggio 2011 l’AIRC (Associazione italiana per la Ricerca sul Cancro) ha classificato i campi elettromagnetici come cancerogeni di gruppo 2B, ovvero come sospetti agenti cancerogeni per i quali vi è una prova limitata di cancerogenicità negli esseri umani. Secondo AIRC, infatti, studi di correlazione tra esposizione a campi elettromagnetici e aumento della possibilità di riscontrare cancro sono ancora in corso, ma fino ad ora le ricerche in vitro e in vivo non hanno fornito prove abbastanza valide di una relazione diretta tra campi elettromagnetici e sviluppo del cancro.

Di diversa opinione invece Fiorenzo Marinelli, ricercatore dell'Istituto di Genetica Molecolare del CNR -Consiglio Nazionale delle Ricerche di Bologna. In un’intervista al fattoquotidiano.it afferma infatti che "Non ci sono dubbi del profondo impatto biologico delle radiazioni di radiofrequenza" e propone la scritta "Nuoce gravemente alla salute" sui telefoni cellulari.

Marinelli non solo ne sconsiglia l’uso, ma avverte che chiunque usi un telefonino si espone a “un rischio serio per i tessuti cerebrali”. E lo dice sulla base di molti studi finora pubblicati, in particolar modo due pubblicazioni scaricabili dalla rete, relative alla pericolosità delle radiofrequenze: lo studio bioinitiative, dove sono pubblicati i lavori scientifici che dimostrano effetti profondi dei campi elettromagnetici (www.bioinitiative.org) e lo studio dell’ICEMS (Commissione Internazionale per la sicurezza elettromagnetica) sui meccanismi di azione biologica dei campi elettromagnetici (www.icems.eu).

Da ricerche effettuate su cellule in coltura, Marinelli evidenzia un effetto di alterazione del metabolismoe soprattutto della sopravvivenza cellularee della regolazione genica (Journal of Cellular Physiology JCP 2004) e una influenza sugli enzimi del metabolismo cellulare (Barteri.M, Marinelli F. et al. 2010).

Sottovalutazione del rischio e poca informazione volute a livello globale dalle grandi compagnie di telefonia mobile che condizionano le ricerche e la diffusione di informazione per i propri interessi commerciali. “Analogamente alla tragedia - oramai ben nota - dell’amianto” dice il ricercatore “il telefonino è lo strumento più inquinante a causa della vicinanza dell’uso. Esiste un’assurda incongruenza nella legge vigente: essa protegge la popolazione da livelli di esposizione massima di 6 V/m quando provengono dalle antenne fisse, ma permette ai telefoni cellulari di irradiare la testa delle persone con valori di oltre 100 V/m”.


Ma da che cosa è nata l'ipotesi che i campi elettromagnetici possano provocare il cancro?

È scientificamente provato che i campi elettromagnetici interagiscono con i tessuti biologici. L'interazione è tanto più potente quanto più ci si trova vicini alla sorgente e varia in base alla frequenza.

Il principale effetto dei campi elettromagnetici (soprattutto quelli a radiofrequenza) sul corpo umano è il riscaldamento: lo stesso principio sfruttato nei forni a microonde per riscaldare i cibi.

I tumori più diffusi in età pediatrica sono le leucemie e i tumori al cervello. Molti studi sono stati condotti a questo proposito a partire dal 1979, ma i risultati non sono sempre concordi.

Uno studio condotto dal National Cancer Institute e dal Children Oncology Group ha valutato se l'utilizzo di apparecchiatura elettrica domestica da parte delle madri in gravidanza potesse aumentare il rischio di leucemia nei nascituri, ma i ricercatori non hanno evidenziato un rapporto di causa ed effetto.

Un'altra indagine del National Cancer Institute ha valutato che non vi è correlazione tra l'insorgenza di leucemia linfoblastica acuta infantile e l'esposizione domestica a campi elettromagnetici inferiori a 0,4 microtesla. Il rischio di leucemia infantile raddoppia invece in casi di esposizioni a campi elettromagnetici di intensità superiore ai 0,4 microtesla, ma è una situazione che raramente si verifica nella vita quotidiana, a meno che una famiglia non abiti direttamente sotto un traliccio dell'alta tensione, come accade in alcune zone rurali degli Stati Uniti.

Uno studio canadese ha invece associato l'esposizione sul lavoro di donne in gravidanza con un maggior rischio di leucemia infantile nei figli, ma ulteriori studi in altre popolazioni sono necessari per comprendere se il nesso di causa ed effetto si conferma in tutte le situazioni. Uno di questi studi, MOBI-KIDS, coinvolge 14 Paesi con l’obiettivo di valutare la relazione tra esposizione a radiofrequenze che derivano da tecnologie di comunicazione come i telefoni cellulari e il rischio di tumori cerebrali in bambini e giovani adulti.

A ottobre 2012 la Corte di Cassazione ha riconosciuto una pensione di invalidità ad un manager: secondo la sentenza, il tumore benigno al nervo trigemino di cui soffriva l’uomo era attribuibile a un uso eccessivo del cellulare (5-6 ore al giorno per oltre 10 anni). Si tratta della prima sentenza in Italia che ha indicato un nesso di causalità tra un uso intensivo del cellulare e un tumore.


Ma che cos’è un campo elettromagnetico?

Definizione di campo elettromagnetico

In fisica il campo elettromagnetico è il campo che descrive l'interazione elettromagnetica. È costituito dalla combinazione del campo elettrico e del campo magnetico ed è generato localmente da qualunque distribuzione di carica elettrica e corrente elettrica variabili nel tempo, propagandosi nello spazio sotto forma di onde elettromagnetiche.

I campi elettromagnetici sono dati dall'insieme di un campo elettrico e uno magnetico.

Un campo elettrico è dato da una differenza di potenziale (o tensione) che spinge gli elettroni a muoversi lungo un cavo. All'aumentare della tensione, il campo elettrico aumenta la propria forza. L’unità di misura di un campo elettrico è il volt per metro (V/m).

Un campo magnetico, invece, si genera col movimento di flussi di elettroni, cioè col passaggio di corrente elettrica attraverso fili o dispositivi elettrici, e aumenta di intensità all'aumentare della corrente. La forza di un campo magnetico diminuisce rapidamente con l'aumentare della distanza dalla sorgente. I campi magnetici sono misurati in microtesla (μT, o milionesimi di un tesla).

I campi elettrici vengono prodotti indipendentemente dal fatto che un dispositivo sia acceso o meno, mentre i campi magnetici vengono prodotti solo quando passa la corrente, il che di solito richiede l'accensione di un dispositivo. Le linee elettriche producono continuamente campi magnetici perché la corrente passa sempre attraverso di loro. I campi elettrici sono facilmente schermati o indeboliti da muri e altri oggetti, mentre i campi magnetici possono passare attraverso edifici, esseri viventi e la maggior parte dei materiali.

I campi elettrici e magnetici insieme sono indicati come campi elettromagnetici e sono presenti ovunque nell'ambiente. Per esempio, le particelle cariche che si accumulano nell'atmosfera dopo i temporali generano campi elettrici, mentre la Terra possiede un proprio campo magnetico.

Accanto alle sorgenti naturali ne esistono anche molte artificiali: televisori e schermi del computer, forni a microonde, telefoni cellulari, rasoi elettrici, asciugacapelli, ma anche alcuni dispositivi sanitari come gli apparecchi per radiografie, TC e risonanze magnetiche.

I campi elettromagnetici si classificano in base alla frequenza, ovvero al numero di onde che si propagano in un secondo (misurata in hertz). Abbiamo così:

campi a frequenza estremamente bassa (fino a 300 hertz), ad esempio generati dai dispositivi elettrici presenti nelle nostre case;

campi a frequenza intermedia (tra 300 hertz e 10 megahertz), ad esempio generati dai computer;

campi a radiofrequenza (da 10 megahertz a 30 gigahertz), come quelli prodotti da radio, televisione, antenne per la telefonia cellulare e forni a microonde.

Essendo i campi elettromagnetici generati sia da sorgenti naturali che da apparecchi di uso comune, fa sì che il corpo umano sia costantemente esposto a onde elettromagnetiche.


Sorgenti artificiali di campi elettromagnetici

Le sorgenti artificiali di campi elettromagnetici possono essere elettrodomestici, radio, televisioni, telefoni cellulari e dispositivi medicali.

I campi elettromagnetici artificiali fanno parte delle fonti di inquinamento ambientale generate dall’uomo attraverso apparati elettrici ed elettronici. E’ il cosiddetto elettrosmog.

Le emissioni elettromagnetiche artificiali si dividono in due macro-categorie:

1) le basse frequenze, come quelle emesse dalla corrente di rete elettrica nelle abitazioni, dalle apparecchiature elettriche ed elettroniche (frigoriferi, lampade, ecc.), dai tralicci ENEL per il trasporto di energia elettrica e dai relativi trasformatori

2) le medie-alte frequenze, come quelle delle emissioni in teletrasmissione compresi i telefoni cellulari.

Quando l’organismo è esposto a una corrente elettrica diretta o indiretta, gli effetti lesivi dipendono dall’intensità e durata dell’esposizione, oltre che dalla “resistenza” dei tessuti esposti (per esempio, la nostra ghiandola pineale che si trova all’interno della nostra testa è molto più sensibile alle emissioni elettromagnetiche rispetto ai nostri piedi).


Gli effetti biologici dell’elettrosmog

Gli effetti dei campi elettromagnetici sull’organismo umano possono essere di due tipi:

effetti acuti determinati da campi di entità sufficientemente forte le cui conseguenze sono percepite dal corpo umano a tal punto da provocare segni fisici

effetti cronici determinati da campi di piccola entità, le cui conseguenze devono essere valutate da un completamento delle conoscenze.

In quest’ultimo caso numerose sono le conoscenze che si sono accumulate sui rischi per la salute nel lungo periodo da parte dei campi elettromagnetici. Sebbene ci siano ancora incertezze sul danno sanitario che possono creare sull’uomo i campi elettromagnetici, il dott. Fiorenzo Marinelli fa osservare che la maggior parte delle ricerche mondiali non finanziate dalle aziende di telefonia e radiocomunicazione dimostrano la stretta correlazione tra campi elettromagnetici elevati e alcuni casi di malattie degenerative.

La AIRC classifica i campi elettromagnetici artificiali come “possibilmente” cancerogeni per l’uomo (classe 2B) in quanto sono in grado di generare un “danno biologico”, ma non si ha certezza del successivo “danno sanitario” (malattia conclamata). Poiché i campi elettromagnetici artificiali non lasciano traccia nel tempo (cosa che avviene invece nel caso dell’amianto), nessuno può dare una certezza assoluta del danno sanitario.

Anche le radiazioni naturali del sottosuolo possono essere una fonte di pericolo importante ma ancora poco nota. La radioattività naturale del suolo è sempre esistita e, di per sé, potrebbe non costituire un problema. Le radiazioni naturali del sottosuolo, tuttavia, diventano un vero pericolo quando ci si espone a esse per lungo tempo.

Come la goccia riesce a scavare la pietra a forza di cadere nello stesso punto, così le radiazioni naturali del sottosuolo, a forza di colpire il corpo negli stessi punti (come avviene con le radiazioni “polarizzate”), possono causare serie complicazioni.

Esistono tre tipi diradiazioni naturali (o ionizzanti):

1) le radiazioni alfa, che si riescono a schermare con un semplice foglio di carta;

2) le radiazioni beta, che si riescono a schermare con un grosso pezzo di legno o un foglio di alluminio;

3) le radiazioni gamma, che hanno invece una capacità di penetrazione molto elevata e superano molti strati di cemento armato.

È per questo motivo che, nonostante le solide basi di cemento armato con le quali sono costruiti gli edifici, le radiazioni gamma riescono a raggiungere anche i piani alti delle abitazioni e contaminare gli ambienti di vita quotidiana.

Le radiazioni gamma possono essere “diffuse” o “concentrate”:

1)  le radiazioni diffuse vengono rilevate nell’aria anche tramite un semplice contatore Geiger (strumento di misura delle radiazioni ionizzanti, provenienti soprattutto da decadimenti di tipo alfa, beta e gamma) e possono provenire anche dai materiali di costruzione;

2)  le radiazioni concentrate sono invece definite “radiazioni gamma polarizzate” e vengono individuate attraverso un potente spettrometro nucleare munito di apposito polarimetro, utile per effettuare anche controlli di emissione gamma sul corpo umano.


Quali studi sono disponibili sull'argomento?

Sono stati compiuti numerosi studi epidemiologici e di laboratorio per valutare l'associazione tra l'esposizione ai campi magnetici e diversi tipi di tumori (per esempio leucemie, tumori cerebrali e tumori al seno). La maggior parte di questi studi non ha stabilito nessuna chiara corrispondenza tra i due fenomeni, né in ambiente domestico né lavorativo. Gli scienziati stanno inoltre studiando se c'è una correlazione tra insorgenza di cancro ed esposizione a campi elettromagnetici a lungo termine. In questo contesto vale la pena ricordare i risultati di recenti studi condotti con animali di laboratorio nei quali è emersa un’associazione significativa tra esposizione a campi elettromagnetici a radiofrequenza e sviluppo di alcuni tipi di tumore.

Studi condotti dai ricercatori del National Toxicology Program (NTP) statunitense con un numero elevato di roditori hanno dimostrato l’associazione tra esposizione per due anni a CRF simili a quelli emessi dai cellulari e un lieve aumento di gliomi (tumori cerebrali maligni) e Schwannomi del cuore nei ratti maschi. Non è possibile estendere i risultati anche agli esseri umani perché le esposizioni a campi elettromagnetici dello studio sono molto diverse da quelle che si verificano nella vita quotidiana. Vale inoltre la pena sottolineare che questi dati sono attualmente disponibili solo sotto forma di due report tecnici sul sito del NTP.

Uno studio guidato dai ricercatori dell’Istituto Ramazzini di Bologna descrive gli effetti in animali di laboratorio dell’esposizione a CRF simili a quelli ambientali che tutti sperimentiamo nella vita quotidiana, generati dai ripetitori dei telefoni cellulari. In questo caso gli autori hanno seguito per tutta la vita circa 2.500 roditori esposti a tali campi elettromagnetici, constatando l’aumento significativo di Schwannomi del cuore nei ratti maschi. Sono aumentati anche i gliomi e l’iperplasia di Schwann, ma in modo non significativo dal punto di vista statistico. Sulla base di questi risultati gli autori suggeriscono ulteriori ricerche e una nuova valutazione da parte dello AIRC sul legame tra campi elettromagnetici a radiofrequenza e insorgenza di tumori.


Le radiazioni naturali gamma causano un accumulo di radioattività sul corpo

Il corpo umano è una “sorgente radioattiva” di attività pari a 8000 Bequerel (Bq) di cui una buona parte è generata dal POTASSIO-40 e un’altra buona parte dal CARBONIO-14 (14C) che, però, non presenta radionuclidi gamma. Nel corpo si sommano radiazioni alfa, beta e gamma e tutto ciò rappresenta un accumulo di radioattività interna.

I decadimenti di tipo alfa sono molto diffusi e presenti sia come gas (come il radon) sia come pulviscolo anche nell’aria, ma non rappresentano un pericolo diretto per la salute (non riescono a penetrare un solaio in cemento armato) ma solo un pericolo “indiretto” in quanto potrebbero essere assorbiti principalmente per inalazione. Le radiazioni di tipo gamma, invece, sono pericolose per la nostra salute ed è su di esse che si concentra tutta l’opera di protezione e decontaminazione in ottica di prevenzione.

La problematica delle radiazioni ionizzanti naturali è ancora poco conosciuta, anche tra gli addetti ai lavori.

Il Potassio-40 è presente in proporzioni definite all’interno del corpo. A causa della sua radioattività il Potassio-40 emette continuamente segni gamma che possono essere captati da macchinari opportuni (Normative Svizzere “Fonti Naturali” di radioattività).

Dai risultati di una ricerca (dal 1990 al 2005) sull’effetto delle radiazioni ionizzanti sull’uomo, risulta una pericolosità delle radiazioni anche a piccole dosi, fino ad oggi sottostimata, che porta alla preoccupante affermazione che “Non esiste un livello sicuro di radiazioni; anche basse dosi di esposizione ai raggi possono danneggiare il DNA” (Washington Post del 29/06/2005).

Ogni piccola dose di radiazione pone un rischio di generare il cancro su una persona durante tutto l’arco della sua vita, e contraddice le precedenti affermazioni di alcuni scienziati che dicevano che piccole dosi sono innocue e perfino benefiche. Non esiste una soglia di esposizione sotto la quale bassi livelli di radiazione possano essere dimostrati innocui o benefici (National Academy of Science, organizzazione privata incaricata dal governo USA di informarlo in materia scientifica).

La dottrina più diffusa ed ufficiale è quella sostenuta dall’autorevole International Commission on Radiological Protection (ICRP), che ispira la legislazione protezionistica di tutto il mondo. Una “soglia” non esiste: anche un solo evento (per esempio un fotone o una particella che determini una rottura di entrambi i filamenti che formano l’elica del DNA) può essere sufficiente a dare inizio ad un tumore maligno o a un’alterazione genetica ereditaria.


Gli effetti negativi dell’esposizione ai campi elettromagnetici

Di seguito sono riportate in sintesi le attuali conoscenze sul problema.

 Effetti biologici e sanitari

Gli effetti biologici sono risposte a uno stimolo in un organismo o in una cellula (ad esempio l’aumento del battito cardiaco dopo aver bevuto una tazza di caffè).

Gli effetti sanitari sono invece il risultato degli effetti biologici che provocano un danno alla salute della persona esposta.

Il rispetto dei limiti raccomandati permette di limitare i rischi di esposizione a campi elettromagnetici che potrebbero essere pericolosi per l’uomo.

Il dibattito attuale verte sui rischi portati da un’esposizione prolungata a campi elettromagnetici non ionizzanti, ovvero quei campi che hanno un’energia insufficiente per indurre fenomeni di ionizzazione delle molecole o per rompere i legami chimici anche molto deboli.

Gli effetti indotti dai campi elettromagnetici vengono distinti tra effetti termici e non termici:

1)  gli effetti termici sono dovuti alla trasformazione di energia elettromagnetica in calore e la quantità di calore dipende dalla frequenza e dall’intensità del campo, dalla durata dell’esposizione e dal contenuto di acqua presente nei tessuti attraversati.

L’innalzamento della temperatura può causare danni a vari organi e apparati e i più sensibili sono il cristallino e le gonadi. Fortunatamente si può contare sui meccanismi di termoregolazione del corpo umano. In ogni caso non sono da considerare effetti pericolosi dato che è possibile scegliere con precisione i limiti di esposizione per prevenire situazioni dannose

2)  gli effetti non termici comprendono invece le alterazioni biologiche dovute all’interazione con le strutture molecolari, ma il meccanismo d’azione non è ancora noto. I principali sintomi riguardano il sistema nervoso (irritabilità, depressione, tremori, vertigini, disturbi del sonno), l’apparato cardiovascolare (tachicardia, vasodilatazione) e il sistema endocrino (ipertiroidismo).


Cosa accade quando siamo esposti a campi elettromagnetici?

Nel corpo umano esistono correnti elettriche molto piccole, come ad esempio gli impulsi nervosi che si basano sulla trasmissione di impulsi elettrici o alcune reazioni biochimiche come quelle impiegate nella digestione.

Gli effetti dei campi elettromagnetici sul corpo umano dipendono dalla frequenza e dall’intensità delle loro onde (frequenza = numero di oscillazioni al secondo, intensità = ampiezza dell’onda).

1)  campi a frequenza estremamente bassa (fino a 300 Hertz), ad esempio i dispositivi elettrici presenti nelle nostre case. I campi elettrici influenzano la distribuzione di carica sui tessuti e inducono un flusso di corrente elettrica nel corpo; i campi magnetici inducono la circolazione di correnti magnetiche le quali, se sufficientemente alte, possono stimolare muscoli e nervi, creando una differenza di potenziale attraverso la membrana della singola cellula. Il campo passa quindi attraverso il corpo. All’aumentare della frequenza, i campi tendono a penetrare sempre più all’interno delle cellule, impedendo di creare differenze di potenziale aggiuntive attraverso le membrane cellulari e rendendo così sempre più improbabile il verificarsi di questi effetti (che quindi sono praticamente impossibili alle radiofrequenze e microonde)

2)  campi a radiofrequenze microonde (da 10 Mega Hertz a 30 Giga Hertz), come radio, televisione, antenne per la telefonia e forni a microonde. I campi penetrano solo per una certa profondità nel corpo. L’energia dei campi si trasforma in energia cinetica nelle molecole, le quali sfregandosi tra loro generano un innalzamento di temperatura. Questo è l’effetto sfruttato ad esempio nel microonde

3)  campi a frequenza intermedia (tra 300 Hertz e 10 Mega Hertz), ad esempio i computer. Agiscono sia sui meccanismi di stimolazione sia su quelli di riscaldamento.

Gli studi scientifici effettuati per controllare gli effetti dei campi elettromagnetici a lungo termine possono essere studi in vitro o in vivo.

-  Gli studi in vitro sono esperimenti effettuati in laboratorio su sistemi biologici isolati (tessuti, cellule, molecole). Sono studi per avere dati in tempi brevi e non sono sempre interpretabili facilmente poiché effettuati in mancanza della complessità dell’insieme dell’organismo.

-  Gli studi in vivo sono le sperimentazioni che vengono effettuate sull’intero individuo. Gli uomini testati sono dei lavoratori, per cui i dati ottenuti non sono sempre generalizzabili sulla varietà della popolazione. Si deve comunque tenere conto che quando si riscontra un effetto, sia in vitro sia in vivo, non sempre è riproducibile e dipende dalle condizioni dell’elemento testato (in alcuni casi gli effetti riscontrati da alcuni ricercatori non sono stati confermati da altri).


Radiazioni più o meno conosciute

L’azione indiretta della radiazione si manifesta attraverso l’impiego in edilizia di alcuni materiali da costruzione come tufo, granito, cementi, ecc. Le radiazioni naturali, essendo di tipo ionizzante, sono sicuramente cancerogene e, infatti, anche la IARC con sede a Lione (Francia) classifica questo tipo di radiazione in Classe I, ossia sicuramente cancerogena (come il benzene, l’amianto, ecc.).

È ovvio che maggiore è la dose di radioattività che la persona subisce nel tempo e maggiore è il rischio di contrarre patologie anche di tipo degenerativo, compreso il cancro.

Alcune radiazioni naturali sono ben conosciute: per esempio i raggi UV provenienti dal sole (radiazioni solari) o la radiazione tellurica contenuta nel gas radon.

Al contrario, pochi conoscono i “muoni”raggi gamma provenienti dal sole, e ancora meno persone hanno sentito parlare di radiazioni telluriche come quelle generate da radio226, polonio210 (che sono decadimenti di uranio e torio), stronzio87, cesio133 e potassio40 (generati direttamente dal terreno).

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