Il tuo edificio è salubre o malato?

IL TUO EDIFICIO E’ SALUBRE O MALATO?


Hai mai sentito parlare di Sindrome dell'edificio malato ovvero Sick building syndrome – SBS?

La Sindrome dell'edificio malato (Sick building syndrome - SBS) indica un quadro sintomatologico definito, che si manifesta in un elevato numero di occupanti di edifici moderni o recentemente rinnovati, dotati di impianti di ventilazione meccanica e di condizionamento d'aria globale (senza immissione di aria fresca dall'esterno) e adibiti a uffici, scuole, ospedali, case per anziani, abitazioni civili.Tali disturbi appaiono collegati alla salubrità e al comfort degli edifici in questione.

Le manifestazioni cliniche sono aspecifiche, insorgono dopo alcune ore di permanenza in un determinato edificio e si risolvono in genere rapidamente, nel corso di qualche ora (o di qualche giorno nel caso dei sintomi cutanei), dopo l'uscita dall'edificio. Sebbene i sintomi siano di modesta entità, i casi di SBS che si verificano in ambienti lavorativi possono avere un costo più elevato di alcune malattie gravi e a prognosi peggiore, a causa del significativo calo della produttività.


Nel febbraio del 1991 il periodico distribuito dall’EPA (Environmental Protection Agency), l’agenzia che svolge le funzioni di ministero dell’Ambiente federale, pubblicava un articolo in cui richiamava un rapporto dell’O.M.S. (l’Organizzazione Mondiale della Sanità) del 1984. In quel documento, l’O.M.S. rilevava che il 30% dei fabbricati di nuova costruzione o sottoposti a recente ristrutturazione poteva essere oggetto di denuncia da parte degli occupanti per la pessima qualità dell’aria al loro interno.


COME SI RICONOSCE LA SBS?

Gli occupanti degli edifici “malati” lamentano:

-  mal di testa, occhi irritati, infiammazione delle vie respiratorie

-  tosse secca o grassa

-  vertigini

-  nausea

-  difficoltà di concentrazione

-  affaticamento immotivato

-  sensibilità agli odori.

È quindi molto importante porre attenzione alla salubrità dei nostri edifici, se vogliamo ridurre il rischio di stare male e ammalarci. Da qui la necessità di investire in una “edilizia sana”, progettando immobili che risolvano le problematicità legate all’inquinamento, dovuto sia ad un mancato o insufficiente ricambio di aria pulita delle stanze, sia alla presenza di composti organici volatili al loro interno.


COSA SONO I COMPOSTI ORGANICI VOLATILI

Per “composti organici volatili” si intendono tutti quegli elementi chimici a base di carbonio che possono trovarsi in forma liquida o di vapore. Se in forma liquida, sono capaci di evaporare facilmente.

I composti organici volatili si suddividono in tre categorie, in relazione alla fonte di provenienza:

composti antropogenici, originati principalmente dalle attività umane, come i solventi derivati del petrolio e i prodotti delle combustioni; includono il benzene, il toluene, il metano, il tetracloruro di carbonio, l'etano, ecc. In particolare, l'uso industriale di combustibili fossili produce COV, direttamente dai prodotti (per esempio benzina) o indirettamente come sottoprodotti (ad esempio gas di scarico dei veicoli a motore);

composti biogenici di origine prevalentemente naturale, come i terpeni (α-pinene, β-pinene, limonene, sabinene, ecc.) contenuti negli oli essenziali vegetali;

composti antropogenici e biogenici, come l'isoprene (largamente sintetizzato a livello industriale per la produzione di materie plastiche e gomme sintetiche).

Le sorgenti di inquinamento di Composti Organici Volatili (COV) nell’aria degli ambienti indoor sono diverse: i prodotti cosmetici o deodoranti, i dispositivi di riscaldamento, i materiali di pulizia e prodotti vari (es. colle, adesivi, solventi, vernici), gli abiti appena trattati in lavanderia, il fumo di sigaretta e gli strumenti di lavoro, come stampanti e fotocopiatrici.

Altre importanti fonti di inquinamento sono i materiali da costruzione e gli arredi (es. mobili, moquette, rivestimenti) che possono determinare emissioni continue durature nel tempo (settimane o mesi). Elevate concentrazioni di COV sono riscontrabili soprattutto nei periodi immediatamente successivi alla posa dei vari materiali o all’installazione degli arredi. L’emissione di COV è più alta all’inizio della vita del prodotto e tende a diminuire notevolmente in tempi abbastanza brevi (da una settimana per vernici e adesivi, a sei mesi per altri composti chimici). Fa eccezione la formaldeide, che tende a presentare rilasci relativamente costanti per molti anni.

Un’errata collocazione delle prese d’aria in prossimità di aree ad elevato inquinamento (es. vie ad alto traffico, parcheggio sotterraneo, autofficina) può inoltre determinare una consistente penetrazione di COV dall’esterno.


ALCUNI COMPOSTI ORGANICI VOLATILI ALLA BASE DI UN EDIFICIO MALATO

Pitture e rivestimenti

Una delle principali fonti dei COV antropogenici sono sostanze presenti nella formulazione dei rivestimenti, in particolare nelle vernici e nei rivestimenti protettivi. I solventi vengono emessi generalmente da film protettivi o decorativi. I solventi tipici sono gli idrocarburi alifatici, l'etil acetato, gli eteri glicolici e l'acetone.

L'impatto ambientale di tali COV è considerevole, anche a causa dell'enorme quantitativo di prodotti che contengono tali sostanze (si stimano circa 12 miliardi di litri di vernici ogni anno).

A causa dei costi, dei rischi ambientali e delle regolamentazioni sempre più stringenti, le industrie di vernici e rivestimenti hanno adottato negli anni soluzioni che comportano l'uso di solventi ad acqua, anche per la produzione di vernici acriliche.


Cloruro di metilene

Il cloruro di metilene è un COV molto pericoloso per la salute umana. Si può trovare in adesivi e vernici spray e provoca cancro negli animali. Secondo la normativa italiana, i prodotti contenenti cloruro di metilene devono essere utilizzati all'esterno. Se usati in ambienti chiusi, è necessaria una ventilazione adeguata delle stanze.


Formaldeide

La formaldeide è un composto organico volatile, caratterizzato da un odore pungente.

Anche questo composto è cancerogeno. Molti materiali da costruzione, come vernici, adesivi, pannelli da parete e soffitto, piastrelle sintetiche emettono lentamente formaldeide, in grado di irritare le mucose e aumentare l'irritazione e la suscettibilità ad ulteriori aggressioni chimiche. Le emissioni di formaldeide dal legno di produzione industriale e da laminati plastici su legno sono comprese tra 0,02 e 0,04 ppm. Un'elevata umidità relativa e temperature elevate favoriscono una maggior vaporizzazione della formaldeide dei materiali legnosi.

Può essere presente sia in ambiente indoor che all’esterno, quasi sempre a minore concentrazione. Oltre a essere un prodotto della combustione (fumo di tabacco e altre fonti di combustione), è anche emesso da resine urea-formaldeide usate per l’isolamento (cosiddette UFFI) e da resine usate per truciolato e compensato di legno e altri materiali da arredamento, per tappezzerie, moquette, tendaggi e altri tessili sottoposti a trattamenti antipiega. La formaldeide è quindi da molti anni ampiamente utilizzata nella produzione di materiali per l’edilizia, mobili, prodotti per la pulizia, colle, vernici, disinfettanti, plastiche, coloranti, imballaggi, ecc. e può essere presente anche nell’abbigliamento e nella tappezzeria, in quanto viene spesso utilizzata nei trattamenti di stampa dei tessuti.

Quantità relativamente alte di questo composto vengono prodotte anche nel corso delle combustioni incomplete: spesso infatti si ritrova come prodotto secondario nei gas di scarico dei veicoli e soprattutto nel fumo di sigaretta.

Quali sono gli effetti della formaldeide sulla salute?

La formaldeide causa irritazione oculare, nasale e a carico della gola, starnuti, tosse, affaticamento ed eritema cutaneo. Nel 2004 la formaldeide è stata indicata dall’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro tra i composti del gruppo 1: cancerogeni certi.

L’odore si può percepire a circa 30-600 µg/mcubo; a 0,1-3 mg/mcubo scatta l’irritazione a naso, gola e occhi; a circa 37-60 mg/mcubo insorge l’edema polmonare e la polmonite; verso i 60-125 mg/mcubo c’è la morte.

All’interno degli edifici la concentrazione di formaldeide può variare anche di molto in base alle fonti inquinanti presenti. In genere si aggira sui 20-60 µg/mc. Per ridurne la concentrazione nell’aria bisogna innanzitutto eliminarne le fonti: evitare di fumare in casa, utilizzare prodotti che non la contengono, non acquistare mobili truciolati con resine a base di formaldeide.

Dato che sia il calore che l’umidità aumentano le emissioni delle fonti, è inoltre opportuno favorire i ricambi d’aria e mantenere un’umidità fra il 40 e il 60%.

È importante inoltre sapere che la formaldeide è fortemente sospettata di essere tra gli agenti maggiormente implicati nella Sindrome dell’edificio malato (Sick Building Syndrome), tanto da essere utilizzata come unità di riferimento per esprimere la contaminazione di un ambiente indoor da una miscela di sostanze non risolvibili.


Il biossido d’azoto

Il biossido d’azoto, pur essendo un tipico inquinante dell’aria esterna originato in prevalenza dal traffico, ricade anch’esso tra gli inquinanti più comuni dell’aria indoor. Specialmente in Italia, dove usiamo ampiamente il gas sia per il riscaldamento che per cucinare. L’esposizione a questo composto può risultare, in assenza di un’adeguata ventilazione, anche superiore a quella dell’aria esterna.

Le principali fonti di ossido e biossido di azoto sono i radiatori a cherosene, le stufe e i radiatori a gas privi di scarico e il fumo di tabacco. Anche il garage è una grossa fonte di inquinamento: se collegato direttamente all’abitazione può infatti veicolare i gas di scarico dei veicoli all’interno dell’edificio.

Nelle abitazioni si riscontrano generalmente concentrazioni inferiori a 0,1 mg per metro cubo, tuttavia si possono verificare livelli più elevati (superiori a 0,2 mg per metro cubo), soprattutto durante la cottura di cibi con stufe a gas o durante l’uso di stufe a cherosene.

Gli effetti sulla salute sono irritazione a occhi, naso e gola e anche tosse. Il biossido d’azoto può inoltre provocare alterazioni della funzionalità respiratoria, soprattutto nei soggetti più sensibili come bambini, persone asmatiche o affette da bronchite cronica.

Una sintomatologia precoce a carico delle prime vie aeree in soggetti con patologia polmonare può manifestarsi a partire da concentrazioni pari a 0,2 mg/metrocubo.

Le misure per ridurre l’esposizione di biossido d’azoto negli ambienti interni sono:

-  il controllo regolare dei dispositivi a gas

-  una buona ventilazione del locale cucina

-  l’uso di estrattore d’aria con scarico all’esterno quando si cucina

-  la sistematica verifica e pulizia dei sistemi di riscaldamento (caldaie, canne fumarie e camini) da parte di personale esperto

-  la manutenzione periodica dei sistemi di ventilazione da parte dei tecnici specializzati

-  non fumare in ambienti chiusi.


Ad ogni modo, se non si eliminano le fonti emissive la sola aereazione dei locali è riduttiva, perché una volta diminuita la frequenza di areazione il problema si ripresenta. Al fine di rendere l’edificio “sano” è quindi opportuno andare a eliminare alla radice la causa che provoca l’emissione di COV.

I livelli dei COV presenti negli ambienti interni si possono controllare effettuando un’accurata scelta dei materiali da costruzione e da arredo e dei prodotti utilizzati per la pulizia.

È onere dei progettisti e dei responsabili della manutenzione prediligere prodotti certificati, che rispettino il requisito di igiene, salute e rispetto per l’ambiente e mantenersi costantemente aggiornati sulle nuove disponibilità nel mercato.

In particolare si raccomanda di:

1)  ridurre al minimo l’uso di materiali contenenti COV (cosmetici, deodoranti, materiali di pulizia, colle, adesivi, solventi, vernici)

2)  utilizzare vernici a base di acqua, quando possibile

3)  evitare l’uso di colle per i pavimenti, prendendo eventualmente in considerazione soluzioni alternative

4)  ventilare adeguatamente i locali quando vi sono possibili sorgenti di COV (materiali contenenti COV, abiti trattati recentemente in lavanderia, fumo di sigaretta, stampanti, fotocopiatrici), nonché durante e subito dopo la posa di materiali da costruzione e di arredi (es. mobili, moquette, rivestimenti)

5)  mantenere gli ambienti sempre ben ventilati

6)  non fumare negli ambienti chiusi

7)  mantenere i dispositivi di riscaldamento regolarmente controllati

8)  usare l’estrattore d’aria con scarico all’esterno quando si cucina

9)  effettuare regolarmente il controllo e la pulizia dei sistemi di riscaldamento (caldaie, canne fumarie, camini) da parte di personale esperto

10)  dotare di idonei filtri, regolarmente controllati, gli eventuali sistemi di ventilazione meccanica.


È giunto il tempo di vivere, studiare e lavorare in un ambiente “sano”, attraverso scelte sostanziali che ci permettano di respirare aria pulita.

Ora più che mai ci stiamo accorgendo di essere un tutt’uno con l’ambiente in cui viviamo, imparando che respirare aria pulita è la cura per un futuro sano.

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